martedì 13 ottobre 2009

Cristoforo Colombo non ha scoperto l'America

Il Giornale Onlinedi Paul-Eric Blanrue, storico, presidente del Cercle Zététique
Traduzione a cura di Max Carbone

Il presente articolo e' tratto dal sito: ed e' presente al link: Qui.

Chi di noi non ha mai sentito parlare del fatto che la scoperta dell'America non sia da attribuire a Colombo ma ai vichinghi? Quanto c'è di vero in tutto questo? La storia, più della scienza, è soggetta, ovviamente, a numerose interpretazioni di tracce, indizi, reperti. Per questo motivo anche in questo campo una indagine "scettica" può servire a fugare i "dubbi" più palesemente errati dal punto di vista logico e a rimanere con i "dubbi" più significativi ai quali dover fornire risposte, che sono il vero motore della acquisizione della conoscenza.

No: Cristoforo Colombo non ha scoperto l'America!

E' oramai innegabile: la Pinta, la Nina e la Santa Maria non sono stati i primi vascelli a raggiungere le coste del "Nuovo Mondo". Prima del 1492, l'Atlantico era già stato varcato da uomini dell'Est, ancorati nell'immaginario europeo sotto la denominazione di "Vichinghi". Ed intrepidi autori arrivano perfino a dire che gli "antichi re del mare" ebbero dei predecessori... Ma non andiamo troppo veloci e cominciamo con la saga vichinga che è la più assodata.

Sempre più ad ovest!

Nell'anno 870, i Norvegesi stabiliti negli arcipelaghi scozzesi, in Irlanda, o che fuggivano dal loro paese sottomesso da Harald Belli Capelli, si lanciarono nella colonizzazione dell'Islanda. Si tratta di una delle numerose tappe di uno spostamento verso ovest che si farà gradualmente in funzione di interessi vari, i quali - bisogna dirlo rischiando così di frantumare il mito dell'avventura per l'avventura - erano principalmente commerciali. Intorno all'anno 900, un certo Gunnbjörn, spinto verso ovest dai venti, intravide un gruppo di isole sconosciute aldilà dell'Islanda. Diede loro il nome di "Rocce di Gunnbjörn", ma non vi si accostò. La notizia di questa scoperta si sparse ed il navigatore ebbe degli emuli.

Nell'anno 978, Snaebjörn Galti tentò di raggiungere quelle "Rocce". Fu un tremendo fallimento, di cui il Landnamabok ha ben memoria. Nell'anno 980 circa, Erik Il Rosso, bandito dall'Islanda in seguito ad un'oscura faccenda (criminale), a sua volta decise di mettersi in cerca di questi misteriosi isolotti. Prima di raggiungere la Groenlandia (il "paese verde"), trascorse tre inverni a fare scoperte lungo i fiordi del sud-ovest. Ritornò quindi nel suo paese per cercare uomini tentati dalla colonizzazione di queste nuove terre. Nel 985-986 circa, Erik ripartì a capo di una flotta di 25 vascelli sui quali si imbarcarono, in vista di una sistemazione definitiva, 800 persone, tutte islandesi, e numerosi capi di bestiame. La traversata fu difficoltosa e solo 14 vascelli arrivarono a destinazione.

La sistemazione avvenne principalmente ad est, attorno all'attuale Julianehaab, nell'Eystribyggdh. Un secondo territorio di colonizzazione venne creato ad ovest, nel Vestribyggdh. Erik impiantò il suo "grande mercato coperto" a Brattahild, all'estremità inferiore del "fiordo di Erik". Qualche città sarà poi fondata in prossimità del mare aperto e nell'incavo dei fiordi. Dall'inizio dell'anno mille, con la cristianizzazione, verranno edificate numerose chiese. Uno Stato venne organizzandosi poco a poco, copiato in ogni punto dal modello islandese. Presto le prime colonie vennero popolate da qualche migliaio di abitanti, raggruppati, in precedenza, nella parte meridionale dell'isola. Vi campavano essenzialmente di pastorizia e facevano commercio di corde, avorio di tricheco o di narvalo, olio, ed anche di orsi bianchi.

Nei primi tempi, i Vichinghi groenlandesi non incontrarono Eskimesi (Inuit). Certamente non si sa quale fu il tipo di rapporti che in seguito ebbero a stabilire con loro. Molti racconti evocano gli scontri terribili che si sarebbero verificati tra questi due popoli: il pacifismo integrale degli indigeni, per contro, ce ne fa dubitare fortemente. Taluni antropologi, come Vilhjamur, pensano di avere dimostrato che ci furono incroci etnici. I conquistatori islandesi, non potendo restare sul posto, tenteranno in seguito spedizioni verso nord, ma anche verso ovest. Questa "conquista ad ovest", che comunque non si concretizzerà, può essere suddivisa in 6 viaggi.

I 6 viaggi vichinghi in America

Il primo, uno dei più rapidi, fu eseguito da Bjarni, figlio di Herjolfr. Nel corso di una spedizione, appena un anno dopo lo sbarco in Groenlandia, Bjarni venne trascinato verso coste sconosciute, ad ovest-sud-ovest. Non osando salpare da queste coste, le risalì per un certo tempo, e quindi raggiunse il "fiordo d'Erik", dove racconterà quanto visto. Buon sangue non mente: nell'anno 1000 circa, Leifr, il figlio di Erik il Rosso, accompagnato da 35 uomini, ripercorse, in senso opposto, l'itinerario di Bjarni. Ripercorse così i luoghi descritti dal suo predecessore. Il primo accostamento fu ad una terra occupata da "grandi ghiacciai" che, per la sua configurazione, battezzò Helluland ("Paese della Pietra Piatta"). Leifr proseguì la sua rotta lungo distese di sabbie bianche fino ad un territorio ricoperto di foreste, che chiamò appunto Markland, ossia "Paese delle Foreste". Due giorni dopo, accostò su un'isola con l'erba abbondantemente imperlinata di rugiada.

In seguito, raggiunse una terra collocata aldilà dello stretto, risalì un corso d' acqua giungendo ad una laguna, dove gettò l'ancora e fece costruire alcune baracche in cui passare l'inverno: sorse Leifsbudhir ("Capanna di Leifr"). Poiché la regione era rigogliosa di vigne, Leifr le diede il nome di Vinland ("Paese del Vino"). Ritornerà in Groenlandia carico di legname e di vino. Thorvald, con 30 uomini, partì alla ricerca delle terre descritte da suo fratello Leifr, in cui ritrovò ancora intatte le capanne nelle quali passerà circa un anno. Per ritornare quindi in Groenlandia, passerà dal Markland e supererà un capo che chiamerà Kjalarnes ("Cap de la Quille"). Ma in uno scontro con gli "Skaerlings" verrà ferito mortalmente dalle loro frecce: là è sepolto.

Quarto viaggio, terzo fratello: Thorsteinn decise di riportare il corpo di Thorvald per dargli una cristiana sepoltura. Egli s'imbarcò con sua moglie e con 25 uomini, ma la furia del mare gli impedì di raggiungere il suo obiettivo. Thorfinn Karlsefni ebbe maggiori ambizioni. Ricco islandese emigrato in Groenlandia, pensò di rinnovare l'exploit di Erik il Rosso colonizzando il Vinland. Prese tre vascelli, sui quali imbarcò 150 persone ed il bestiame. Leifr accettò di prestar loro le "sue" capanne. Tutto procedette senza problemi: passò dal Helluland, dal Markland, superò il Kjalarnes e s'installò a Leifsbudhir. Dopo un anno, Thorfinn e le sue truppe dovettero affrontare i raids degli "Skaerlings". Malgrado fossero stati messi in fuga, gli indigeni causarono tali fastidi alla spedizione che il suo capo approfittò del loro sbandamento per ritornare in Groenlandia. Non dimenticò di portare nei suoi bagagli un carico di ceppi e di uva.

L'ultima avventura è quella della figlia di Erik il Rosso, Freydis. Volle rinnovare l'esperienza di Thorfinn, si recò presso le capanne, ma la sua crudeltà e le rivalità in seno al suo equipaggio fecero naufragare il suo progetto di colonizzazione. Nessuno, in seguito, pare abbia mai più pensato di ritornare a Leifsbudhir.

Ci si può fidare delle saghe ?

Più nomi di luoghi compaiono in questi 6 episodi. I principali sono l'Helluland, il Markland e soprattutto il Vinland. La maggior parte dei ricercatori, basandosi sulle descrizioni topografiche, botaniche, zoologiche, meteorologiche, climatiche e su dati marittimi, hanno concluso che questi territori erano rispettivamente la Terra di Baffin, il Labrador ed un luogo, più difficile da definire, che può essere collocato, molto approssimativamente, tra la Nuova Inghilterra, la Nuova Scozia e le fasce costiere della baia del Saint-Laurent. Cioè, in poche parole, in Nord America. Cinque secoli prima il Genovese Colombo...detronizzato! Non stupisca il fatto che queste formidabili conclusioni abbiano impiegato un po' di tempo ad essere ammesse dagli universitari, sempre un po' lenti peraltro nel rivedere i loro insegnamenti e ad ammettere che la loro corporazione ha sbagliato per secoli. Per oscuri motivi, alcuni di loro non le hanno ancora accettate o si ostinano contro ogni ragione nel minimizzarne la portata... I documenti scritti sono ovviamente troppo fragili di per sé perché si possa accreditar loro un qualsivoglia significato storico.

Va di fatto che le fonti che riportano i vari viaggi dei Vichinghi groenlandesi, le famose "saghe" (l'Islandingabok, la Landnamabok sopracitata, la Saga di Erik il Rosso, la Saga dei Groenlandesi, il Detto dei Groenlandesi,...) sono state stese sulla carta più di tre secoli dopo gli avvenimenti. Tre secoli sono tanti e senza alcun dubbio questi racconti tratti da tradizioni navali contengono esagerazioni ed episodi mitologici che è necessario inserire nel loro contesto. Infatti, si incontrano dei mostri, degli eroi certamente troppo eroi ed una Freydis un po' troppo crudele per poter accordare a quei testi un credito illimitato. Chissà, può darsi anche che i personaggi o le stesse spedizioni siano frutto unicamente dell'immaginazione.

Se si dovesse credere alla lettera a quanto tramandatoci, lo scetticismo sarebbe di rigore. Ma la maggior parte delle storie, narrando la migrazione vichinga dall'Islanda verso la Groenlandia e dal sud della Groenlandia verso nord, ha avuto conferma dagli scavi archeologici in loco. Sono state enumerate circa 190 fattorie, 12 chiese e due monasteri. Per quanto riguarda la regione dell'Eystribyggdh e nella Vestribyggdh, circa 90 fattorie e 4 chiese. I resti di una cattedrale esistono tuttora a Igaliko (anticamente Gardhar). Brattahild, ove Erik il Rosso si stabilì, è stata identificata e coincide con l'attuale Kaksiarsuk. Il "fjordo di Erik" si chiama oggi Tunidliarfik.

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da Quantico lun 12 ott 2009, 22:52 stampa friendly Invia mail a un amico crea pdf di questa news